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Nasce la Resistenza PDF Stampa E-mail

cronologia.leonardo.it/storia/a1943c.htm

ANNO 1943

Nasce la Resistenza. La Guerra Partigiana.

ooooo-111-bg_engles-142x300A iniziarla sono distaccamenti di piccoli gruppi autonomi, che fanno una guerriglia improvvisata. Solo in seguito verranno organizzati in nuclei, squadre, brigate formati da ex militari e ufficiali, dei quali fanno parte combattenti e ufficiali inglesi, greci, russi, serbi, liberati o fuggiti dai campi di concentramento, italiani anche questi ovviamente allo sbando.

A Roma i partiti antifascisti costituiscono il Comitato di Liberazione Nazionale.

Nel Cuneese entrano in azione le prime formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Nel nord Italia il numero di italiani che fuggirono in montagna (chi se lo poteva permettere, cioè chi non temeva le rappresaglie dei familiari a casa) aumentò solo quando ci fu (nel ‘44) la seconda chiamata alle armi nella nuova RSI; alla prima invece (fine ‘43) risposero in molti. Solo nella seconda, quando ormai la disfatta era nell’aria, i renitenti alla leva furono molti. E non avevano scelta, o la fuga o entrare nei nuovi reparti costituiti da Graziani.

Una delle organizzazione antifasciste, la meglio pianificata è quella dei comunisti che impartisce subito delle disposizioni di salire in montagna e nelle valli a rinforzare e coordinare la lotta. Secondo dati, da più fonti (soprattutto americana), non furono oltre i 50-60.000 i partigiani (anche se a fine guerra oltre 250.000 dissero di aver “fatto il partigiano”). Per quanto si riferisce però alle Brigate Garibaldi le accurate ricerche di Pietro Secchia (in /Il partito comunista italiano e la guerra di liberazione 1943-1945. Ricordi, documenti inediti e testimonianze, Milano 1973, pp. 1064 sgg./) hanno dimostrato che su 1673 nominativi censiti di quadri partigiani combattenti e di organizzatori della Resistenza, 168 provenivano dall’esercito o dalla vita civile, mentre ben 1505 erano dirigenti e militanti comunisti che avevano già fatto anni di carcere o di confino o combattuto in Spagna o nella resistenza francese (1003 condannati dal tribunale speciale, 718 erano ex confinati, 130 combattuto in Spagna, altri nella Resistenza francese). Tali dati dimostrano come l’ossatura della Resistenza sia stata fornita da uomini che avevano da tempo legato la loro vita alla lotta contro il fascismo.

La Resistenza rimase sempre un grande e attivo movimento di minoranza, il più vasto che la storia d’Italia abbia mai conosciuto, ma pur sempre minoranza; in effetti la stessa repubblica sociale riuscì a trovare margini di consenso, sia pur limitati, e tuttavia significativi, presso settori non trascurabili di borghesia urbana”/. /(Storia d’Italia, vol 14. pag. 2389, Einaudi)/. All’inizio nelle formazioni partigiane non c’erano formazioni di carattere ideologico. Quelli del Partito d’Azione (nuovo, con dentro elementi intellettuali, professori e professionisti) avevano formulato un programma ma senza dimostrare come si sarebbe potuto realizzare. Croce disse che /”impasticciava idee contraddittorie”./ Ma anche nei Liberali, intervenendo proprio Croce che ne era il capo, credette in una esplosione del liberalismo, perchè credeva (sbagliando clamorosamente) che sia i cattolici sia i comunisti per ragioni diverse e opposte non avevano alcuna forza costruttiva.

I Cattolici che già nel marzo del ‘43 avevano ricostituito il vecchio partito popolare col nome di Democrazia Cristiana, con la demagogia e l’appoggio dei preti (la potente organizzazione della Chiesa, l’unica organizzazione che era rimasta in vita con un antifascismo piuttosto vago) volevano dare l’impressione di essere vicini alla borghesia e ai ceti medi, e che li avrebbero difesi contro il comunismo, che già rappresentavano nella loro propaganda come il “diavolo”, e i Russi li indicavano come il “popolo senza Dio”.

Infine c’erano i partiti di sinistra. Quello comunista ( PCI ), era l’unico che anche durante il fascismo era riuscito clandestinamente a distendere un sistema di cellule soprattutto nell’Italia settentrionale, si era organizzato, inquadrato, proponeva la sua democrazia, chiamava tutti alla lotta contro il fascismo, ma restava però legato all’idea totalitaria, non diversa dal fascismo, perchè obbediva alle direttive emanate dalla Russia di Stalin. E quindi la sua lotta era una lotta contro la borghesia che di conseguenza fu angosciata non poco, allarmò gli industriali, i proprietari terrieri e gli stessi funzionari che anche nel dopo regime erano rimasti ben saldi nei loro posti (e che Stalin voleva invece tutti a casa, mentre Tito già reclamava la consegna di alcuni generali italiani per processarli come criminali di guerra) .

C’erano poi i socialisti, parevano destinati a grandi successi, e la piccola borghesia, il ceto medio, guardava a loro con simpatia, ma poi non apparvero molto organizzati e non mancarono divergenze pure all’interno del proprio partito, dividendosi in gruppi che formarono altrettanti partiti e perdendo alcuni contenuti ideologici (Socialisti d’unità proletaria usciti dal Movimento d’unione proletaria milanese e da quello sociale torinese; e Democrazia del lavoro spacciandosi per eredi dei radicali). Questi erano i partiti (in realtà erano poche persone) che si erano destati l’8 settembre e che parteciperanno all’opera di demolizione del vecchio regime.

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos